...... confessioni di una (de)mente pericolosa.............

domenica 15 aprile 2012

Amarcord 1

VITTORIO VENETO - Il reparto salmerie della sezione Ana di Vittorio Veneto perde uno dei suoi storici muli, Laio. L'animale è morto venerdì mattina, aveva 32 anni che corrispondono a 96 anni.
Laio, insieme a Iroso - ultimo superstite -, era uno di quei muli che tra il 1993 e il 1994 Toni De Luca aveva acquistato in un'asta a Belluno, quando i muli alpini vennero dismessi. Da allora erano andati a formare il reparto salmerie della sezione Ana Vittorio Veneto, unico reparto attivo in tutta Italia.
Laio, mulo alpino doc con tanto di punzonatura sullo zoccolo, aveva sfilato con gli "sconci", gli alpini che conducono i muli, a numerose adunate in tutta Italia.
Ora nel reparto rimane solo Iroso come mulo alpino doc, mentre Mila, Marna, Orio e Reno hanno partecipato alla mini naja.


Mi ha fatto ricordare il Tonio, il mulo di cui mi raccontava mio nonno.
Era finito in Sicilia, durante la guerra, in attesa d’esser imbarcato per l’Africa.
Il Tonio era il mulo che gli era stato assegnato.
Insieme si dividevano le carrube, che erano del Tonio in realtà, ma il Mario c’aveva vent’anni ed una fame poderosa che la sbobba passata dall’allegra macchina da guerra non era esattamente sufficiente a tappare i buchi di uno stomaco sempre ferocemente in funzione.
Si fece rompere una gamba il Mario per non finire in Africa.
Alla fine se la svignarono: lui ed il Tonio. Che mica poteva lasciarlo lì.
Disertori, tutti e due.
Come cavolo siano riusciti a tornare a casa intonsi, è un segreto che mio nonno, il Mario, s’è portato nella tomba.
Quando glielo chiedevo, si limitava a sorridermi e a borbottare, agitando le mani al vento con fare misterioso e cospiratorio: ”Eh, sapessi……..”.
Alla macchia coi partigiani, lui e anche il Tonio. Che mica poteva lasciarlo da solo, no?
Negli anni cinquanta il Mario finì col fare il mezzadro in una cascina a  Caluso vicino ad Ivrea.
Lui, il Tonio e mia nonna. E poi mia madre, a seguire.
Arrivano i “tedeschi” dissero quelli del posto guardandoli in cagnesco.
E a mio nonno veniva da ridere, considerato che a guardarlo, pur trentino da generazioni,  pareva un marocchino fatto e finito.
Con la pelle scura, il nasone ed i capelli ricci e crespi.
Rideva, ma era un riso amaro:”bruti moni, se savesso quel che i todeschi i ‘na fat pasar, ve ‘mpareress a taser”. Ma era uno che alla fine si faceva benvolere il Mario, anche se era un "tedesco".
Sbronze gigantesche, in quel periodo, mia nonna non si preoccupava. Che tanto ci pensava il Tonio.
Mio nonno si limitava a svenire nel carrettino ed il mulo, lemme, lemme, lo riportava sano e salvo a casa.
Batteva zoccolate sul portico alle luci dell'alba, per avvisare mia nonna che era ora di mettere a letto l’allegrone. Che tanto era domenica e la messa la si poteva pure saltare. 
Mai stato farina da far ostie, il Mario.
L’inverno si dormiva nella stalla, col Tonio e le vacche,  una copertaccia gettata sopra le balle del fieno.
Che poi era l’unico posto dove stare al caldo.
E la puzza? Beh, la puzza, alla fine, smetteva pure d’esser puzza. Non è che poi loro profumassero di rosa, a ben vedere.
Finita la parentesi  piemontese ritornarono a casa tutti e quattro.
La casa vecchia da sistemare, i campi da coltivare, un lavoro da muratore.
Poi il Tonio morì, forse di vecchiaia, presumo, spero.
Lo trovò mio nonno, una mattina, stramazzato al suolo nella sua stalla. 
Sulla paglia, coricato d'un fianco.
Mio nonno non ha pianto quando gli hanno ammazzato una figlia.
Non ha pianto quanto gli è morta la moglie.
Non ha pianto quando tutto il mondo che aveva con fatica costruito fino a quel momento gli si è disintegrato addosso.
Ha pianto per il Tonio, però.


Si ringraziano:
Il Mario, per i suoi incredibili racconti. E per le sue incredibili, studiatissime omissioni che lui chiamava "pause ad effetto".
La mia Signora Madre che con i suoi di ricordi ha provveduto a riempire i vuoti lasciati furbescamente dal Mario ad una nipote che non ha mai smesso di arrovellarsi sul non detto.
Ciao, Mario!

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