...... confessioni di una (de)mente pericolosa.............

sabato 22 gennaio 2011

Un pomeriggio come tanti

Spesa settimanale del sabato pomeriggio al supermercato, sono infilata nel baule tentando di dare alle varie sporte di acquisti una parvenza d’ordine, quando……….
“Oh, Mad, guarda lì” sussurra la mia Signora Madre.
Sfilo il testone dal baule e seguo la direzione del suo sguardo.
C’è una vecchina curva sui bidoni dell’umido posti fuori dal supermercato, intenta con millimetrica precisione alla pesca miracolosa di pomodori, patate, ciuffi di prezzemolo, gambi di sedano, finocchi e quant’altro abbia ancora una parvenza di commestibilità.
Ha una bella testa bianca di capelli, è vestita dignitosamente, non mi sembra una poveraccia.
Infila con cura le verdure recuperate in una borsa di plastica e piano, piano, silenziosa, quasi di nascosto se ne va.
Mi si è stretto qualcosa dentro che per un attimo è diventato difficile persino respirare.
No, dico, in India, in India è normale, no? Mica qui, non qui.
E invece si, proprio qui, in una terra da tutti considerata ricca, succede che a volte non ce la si fa.
Che hai troppi anni sulle spalle, magari sei vedova e quella poca pensione che lui t’ha lasciato se la mangiano un affitto sempre più esoso, le bollette ed i medicinali. E i figli son via o non ci sono o se ne fregano o forse non t’è restato proprio più nessuno e ti vergogni a chiedere aiuto. Che pure gli ospizi adesso costano quanto dei resort.
E allora arrivare alla fine del mese diventa un dramma.
Tanto che t’ingoi l’orgoglio e, probabilmente vergognandoti come una ladra, rovisti nella spazzatura altrui.
Penso a mia nonna.
Guardo mia madre.
E mi accorgo che mi tremano un attimo le mani.
Come diavolo abbiamo fatto a fallire così?

2 commenti:

rossaura ha detto...

Sì, falliti! E nella maniera peggiore. Nessuno che provi un minimo di solidarietà. La cosa che mi sconvolge di più è che c'è n'era di più quando avevamo molto meno da dare.
Ricordo una vecchina che passava per casa nostra il sabato verso l'ora di pranzo e mia mamma la sedeva a tavola e le dava un piatto (chissà poi perchè un piatto e non una tazzona) di latte caldo e pane. Non mancava mai e purtroppo da noi il menù era sempre lo stesso. Non avevamo gran che da offrire di meglio, certamente non la carne che anche noi la si vedeva di rado. Magari lei non avrebbe neppure potuto masticarla... magari da noi veniva il sabato e aveva altre famiglie da visitare per gli altri giorni. Oggi non c'è neppure questo, che tristezza.

MadDog ha detto...

E' anche la vergogna che ti uccide dentro, anche se magari hai la possibilità di chiedere ed ottenere aiuto (i "paracadute sociali" nella mia ragione, salvo rari casi, funzionano e anche bene, non lo si può negare), la vergogna di dover chiedere, di dover "mendicare" magari dopo una vita di lavoro e di cura della famiglia.
La sensazione di non essere più nulla, di non valere più nulla.
Il nostro fallimento più grande come società è il farli sentire inutili.
E' l'averli privati della dignità.