...... confessioni di una (de)mente pericolosa.............

domenica 25 maggio 2008

Amarcord: 1972

La prima immagine televisiva di cui ho memoria è quella di una splendida donna bionda dall’aria inquietante e misteriosa che sembra riposare da dietro un oblò. Avevo quasi tre anni ed una curiosità incontenibile. In pratica, come dice sempre mia madre, una colossale rompiscatole.
Non sono cambiata di una virgola, se è per questo.
Non potevo saperlo allora (per me il televisore era ancora e solo una scatola enorme con dentro "i signori"), ma l’immagine di quella donna che, in qualche modo, è rimasta impressa nella mia mente, apparteneva ad uno sceneggiato TV che i miei genitori seguivano sull’allora canale Nazionale e che li appassionò tantissimo.
Era il 4 gennaio del 1972 e lo sceneggiato in questione era “A come Andromeda”.
Appena ne ho avuto la possibilità, in anni più recenti, ho recuperato le videocassette ed ho avuto un sussulto nel ritrovare intatta quella sensazione di sottile inquietudine che, adesso lo so, ho provato allora nel vedere il volto di quella donna.
“A come Andromeda” è uno sceneggiato in cinque puntate targato RAI per la regia di Vittorio Cottafavi e liberamente tratto dal romanzo “A for Andromeda” scritto da Fred Hoyle e John Elliot.
Trama originale, sicuramente fuori del comune per i canoni televisivi di allora, dove a farla da padrone erano gli adattamenti televisivi dei grandi classici letterari come “I fratelli Karamazov”, “La Cittadella”, “E le stelle stanno a guardare”, “I promessi sposi”.
“A come Andromeda” è, a mio avviso, uno degli sceneggiati targati RAI migliori di tutti i tempi, al di là degli effetti speciali (risibili, se visti con un ottica contemporanea) e di una certa lentezza sia nello svolgersi della vicenda che nella recitazione, sicuramente lontana dagli standard televisivi odierni.
Rimane una pietra miliare nella storia della televisione italiana soprattutto per l’enormità degli interrogativi etici posti, che trovano validità e riscontro ancora oggi, riguardanti procedure come la clonazione, l’influenza delle macchine nella vita umana, l’esistenza di altre forme di vita nell’universo, la paura dell’ignoto, il confronto con la diversità.
Il tutto è coadiuvato da un’ottima prova dell'intero cast, in particolare un Luigi Vannucchi in stato di grazia nel ruolo del dottor John Fleming, Tino Carraro (brillantissimo professor Reinhart), la bravissima Gabriella Giacobbe (la biologa Madeleine Danway), Nicoletta Rizzi (nel doppio ruolo Christine Flemstad/Andromeda) e Paola Pitagora (Judy Adamson).
Rivedendo quelle cinque puntate ci si rende conto che ”ieri” è incredibilmente “oggi” e forse sarà anche "domani".

“Questa storia si svolge in Inghilterra l’anno prossimo…….”

Un nuovo tipo di radiotelescopio viene installato in Inghilterra. L'equipe scientifica di cui fa parte il brillante fisico John Fleming inizia a ricevere uno strano segnale proveniente dalla nebulosa di Andromeda e che sembra ripetersi ciclicamente. Analizzando il segnale in arrivo si scopre con stupore che “qualcuno là fuori” sta inviano i dati necessari alla costruzione di un supercalcolatore. L’eccitazione per la scoperta è immensa da parte di tutti, ben presto però la pesantissima ingerenza della politica e delle alte sfere militari in particolare, iniziano con il seminare nella mente di Fleming dubbi sull’effettiva capacità umana di riuscire a gestire pacificamente tecnologie di tale portata. A queste si innestano le perplessità circa la reale natura delle informazioni che questa misteriosa civiltà aliena sembra fin troppo ansiosa di condividere.
Il progetto, comunque, prosegue e la costruzione del supercalcolatore viene spostata a Thorness, in Scozia, in una sorta di base segreta sorvegliata dai militari.
Una volta messo in funzione, il calcolatore inizia a richiedere dati precisi di natura chimica e biologica riguardanti la specie umana.
Christine Flemstad, una biologa facente parte dell’equipe di Fleming, rimane folgorata e muore dopo essere venuta in contatto con delle strane piastre appartenenti alla struttura del calcolatore e delle quali si ignorano le funzioni. Da questo contatto, la macchina ricava tutte le informazioni di cui ha bisogno e fornisce agli scienziati le istruzioni necessarie per poter replicare un organismo vivente.
Nonostante l’opposizione di Fleming, nasce “Andromeda”, il primo essere vivente creato in laboratorio, che, tra lo stupore generale, ha le stesse sembianze di Christine Flemstad: la creatura si rivela un essere senziente, consapevole della propria esistenza e sembra essere legata in modo simbiotico alla macchina che l’ha creata.
Vista l'intelligenza e le capacità che Andromeda sviluppa in tempi rapidissimi, grazie alla simbiosi con il calcolatore, i militari pensano bene di poterne sfruttare le conoscenze per scopi bellici.
Da alcuni comportamenti di Andromeda e dopo che il calcolatore ha fornito la formula per un enzima rigenerante intenzionalmente sbagliata, Fleming capisce che l’intera situazione sta per sfuggire di mano.
Tenta perciò in ogni modo di mettere in guardia colleghi ed autorità del pericolo incombente, ottenendo solo di venir estromesso definitivamente dal progetto.
Rimasto isolato, cerca allora di sabotare il calcolatore, coadiuvato da Judy Adamson, agente del controspionaggio sotto copertura e della quale il nostro malcapitato prevedibilmente si innamora, e a cui si unirà in ultimo, la misteriosa Andromeda costretta a scendere a patti con la propria natura parzialmente umana e ……….

......... e col cavolo che vi racconto la fine.
Guardatevelo, che è tutta salute, specie in tempi “cesaroni” come questi.

La vera "rivoluzione copernicana" televisiva della mia esistenza però, avverrà quattro anni più tardi..... ma questa è un'altra storia.

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