...... confessioni di una (de)mente pericolosa.............

venerdì 2 luglio 2010

Amarcord

Tutta colpa di Rossaura alias Luciindescai che c’ha fatto un post.

Mì è ritornato alla mente uno dei dialoghi che ho apprezzato di più del libro, ne sono protagonisti Pim Casaubon (il cui vero nome di battesimo non viene mai rivelato) e la sua compagna Lia, lo trovo arguto, pieno di humor e sano buonsenso:

“Pim, non ci sono gli archetipi, c’è il corpo. Dentro la pancia è bello, perché ci cresce il bambino, si infila il tuo uccellino tutto allegro e scende il cibo buono saporito, e per questo sono belli e importanti la caverna, l’anfratto, il cunicolo, il sotterraneo, e persino il labirinto che è fatto come le nostre buone e sante trippe, e quando qualcuno deve inventare qualcosa di importante lo fa venire da lì, perché sei venuto di lì anche tu il giorno che sei nato, e la fertilità è sempre in un buco dove qualcosa prima marcisce e poi ecco là, un cinesino, un dattero, un baobab.

Ma alto è meglio che basso, perché se stai a testa in giù ti viene il sangue alla testa, perché i piedi puzzano e i capelli meno, perché è meglio salire su un albero a coglier frutti che finire sottoterra a ingrassare i vermi, perché raramente ti fai male toccando in alto (devi essere proprio in solaio) e di solito ti fai male cascando verso il basso, ed ecco perché l’alto è angelico e il basso diabolico. Ma siccome è anche vero quel che ho detto prima sulla mia pancina, sono vere tutte e due le cose, è bello il basso e dentro, in un senso, e nell’altro è bello l’alto e il fuori, e non c’entra lo spirito di Mercurio e la contraddizione universale. Il fuoco tiene caldo e il freddo ti fa venire la broncopolmonite, specie se sei un sapiente di quattromila anni fa, e dunque il fuoco ha misteriose virtù, anche perché ti cuoce il pollo.

Ma il freddo conserva lo stesso pollo e il fuoco se lo tocchi ti fa venire una vescica grossa così, quindi se pensi a una cosa che si conserva da millenni, come la sapienza, devi pensarla su un monte, in alto (e abbiam visto che è bene), ma in una caverna (che è altrettanto bene) e al freddo eterno delle nevi tibetane (che è benissimo). E se poi vuoi sapere perché la sapienza viene dall’Oriente e non dalle Alpi Svizzere, è perché il corpo dei tuoi antenati alla mattina, quando si svegliava che era ancora buio, guardava ad est sperando che sorgesse il sole e non piovesse, governo ladro.”

“Sì, mamma.”

“Certo che sì, bambino mio. Il sole è buono perché fa bene al corpo, e perché ha il buon senso di riapparire ogni giorno, quindi è buono tutto quello che ritorna, non quello che passa e va e chi s’è visto s’è visto. Il modo più comodo per ritornare da dove si è passati senza rifare due volte la stessa strada è camminare in circolo. E siccome l’unica bestia che si acciambella a cerchio è il serpente, ecco perché tanti culti e miti del serpente, perché è difficile rappresentare il ritorno del sole arrotolando un ippopotamo.

Inoltre se devi fare una cerimonia per invocare il sole, ti conviene muovere in circolo, perché se muovi in linea retta ti allontani da casa e la cerimonia dovrebbe essere brevissima, e d’altra parte il circolo è la struttura più comoda per un rito, e lo sanno anche quelli che mangiano fuoco sulle piazze, perché in circolo tutti vedono allo stesso modo chi sta al centro, mentre se un’intera tribù si mettesse in linea retta come una squadra di soldati, quelli più lontano non vedrebbero, ed ecco perché il cerchio e il movimento rotatorio e il ritorno ciclico sono fondamentali in ogni culto e in ogni rito.”

“Sì mamma.”

“Certo che sì. E adesso passiamo ai numeri magici che piacciono tanto ai tuoi autori. Uno sei tu che non sei due, uno è quel tuo affarino lì, una è la mia affarina qui e uni sono il naso e il cuore e quindi vedi quante cose importanti sono uno. E due sono gli occhi, le orecchie, le narici, i miei seni e le tue palle, le gambe, le braccia e le natiche. Tre è più magico di tutti perché il nostro corpo non lo conosce, non abbiamo nulla che sia tre cose, e dovrebbe essere un numero misteriosissimo che attribuiamo a Dio, in qualunque posto viviamo.

Ma se ci pensi, io ho una sola cosina e tu hai un solo cosino — sta’ zitto e non fare dello spirito — e se mettiamo questi due cosini insieme viene fuori un nuovo cosino e diventiamo tre. Ma allora ci vuole un professore universitario per scoprire che tutti i popoli hanno strutture ternarie, trinità e cose del genere? Ma le religioni non le facevano mica col computer, era tutta gente per bene, che scopava come si deve, e tutte le strutture trinitarie non sono un mistero, sono il racconto di quel che fai tu, di quel che facevano loro. Ma due braccia e due gambe fanno quattro, ed ecco che quattro è lo stesso un bel numero, specie se pensi che gli animali hanno quattro zampe e a quattro zampe vanno i bambini piccoli, come sapeva la Sfinge.

Cinque non parliamone, sono le dita della mano, e con due mani hai quell’altro numero sacro che è dieci, e per forza sono dieci persino i comandamenti, altrimenti se fossero dodici quando il prete dice uno, due, tre e mostra la dita, arrivato agli ultimi due deve farsi prestar la mano dal sacrestano. Adesso prendi il corpo e conta tutte le cose che spuntano dal tronco, con braccia, gambe testa e pene sono sei, ma per la donna sette, per questo mi pare che tra i tuoi autori il sei non sia mai stato preso sul serio se non come doppio di tre, perché funziona solo per i maschi, i quali non hanno nessun sette, e quando comandano loro preferiscono vederlo come numero sacro, dimenticando che anche le mie tette spuntano in fuori, ma pazienza.

Otto — mio dio, non abbiamo nessun otto… no, aspetta, se braccia e gambe non contano per uno, ma per due, per via del gomito e del ginocchio, abbiamo otto grandi ossa lunghe che sballonzolano in fuori, e prendi queste otto più il tronco e hai nove, che se poi ci metti la testa fa dieci. Ma sempre girando intorno al corpo ne cavi fuori tutti i numeri che vuoi, pensa ai buchi.”

“I buchi?”

“Sì, quanti buchi ha il tuo corpo?”

“Be’” mi contavo “Occhi narici orecchie bocca culo, fa otto.”

“Vedi? Un’altra ragione per cui otto è un bel numero. Ma io ne ho nove! E col nono ti faccio venire al mondo, ed ecco perché nove è più divino di otto! Ma vuoi la spiegazione di altre figure ricorrenti? Vuoi l’anatomia dei tuoi menhir, che i tuoi autori ne parlano sempre? Si sta in piedi di giorno e sdraiati di notte — anche il tuo cosino, no, non dirmi cosa fa di notte, il fatto è che lavora diritto e si riposa sdraiato. E quindi la stazione verticale è vita, ed è in rapporto col sole, e gli obelischi si rizzano in su come gli alberi, mentre la stazione orizzontale e la notte sono sonno e quindi morte, e tutti adorano menhir, piramidi, colonne e nessuno adora balconi e balaustrate. Hai mai sentito parlare di un culto arcaico della ringhiera sacra? Vedi? E anche perché il corpo non te lo permette, se adori una pietra verticale, anche se siete in tanti la vedete tutti, se invece adori una cosa orizzontale la vedono solo quelli in prima fila e gli altri spingono dicendo anch’io anch’io e non è un bello spettacolo per una cerimonia magica…”

“Ma i fiumi…”

“I fiumi non è perché sono orizzontali, ma perché c’è dentro l’acqua, e non vorrai che ti spieghi il rapporto tra acqua e corpo… Oh insomma, siamo fatti così, con questo corpo, tutti, e per questo elaboriamo gli stessi simboli a milioni di chilometri di distanza e per forza tutto si assomiglia, e allora vedi che le persone con sale nella testa se vedono il fornello dell’alchimista, tutto chiuso e caldo dentro, pensano alla pancia della mamma che fa il bambino, e solo i tuoi diabolici vedono la Madonna che sta per fare il bambino e pensano che sia un’allusione al fornello dell’alchimista. Così hanno passato migliaia di anni a cercare un messaggio, e tutto era già lì, bastava si guardassero allo specchio. ”

“Tu mi dici sempre la verità. Tu sei il mio Me, che poi è il mio Sè visto da Te. Voglio scoprire tutti i segreti archetipi del corpo.” Quella sera inaugurammo l’espressione “fare gli archetipi” per indicare i nostri momenti di tenerezza. Mentre già mi abbandonavo al sonno, Lia mi toccò una spalla. “Dimenticavo,” disse “sono incinta.”

Avrei dovuto ascoltare Lia. Parlava con la saggezza di chi sa da dove nasce la vita.

"Il Pendolo di Foucault" - Umberto Eco

2 commenti:

rossaura ha detto...

Accidenti, letto questi spezzoni, sapevo di conoscerli, ma mai e poi mai mi ricordavo che si trovassero Nel "pendolo". Quando leggo dovrei ricordarmi di più del solo incipit ;-) non pensi?

MadDog ha detto...

Ti dirò che invece a me è uno dei pochi brani del libro che son rimasti in mente. Non è che "Il Pendolo" in realtà mi sia piaciuto moltissimo, ma questo dialogo m'è rimasto in testa perchè con buonsenso ed humor demolisce in un attimo tutte le menate che circondano il divino, riducendolo a quello che effettivamente è: una creazione umana.
O almeno, io l'ho interpretato così.