...... confessioni di una (de)mente pericolosa.............

mercoledì 25 giugno 2008

Facce da culo 4 (the post mortem tour)


Ingredienti principali per la torta vaticana:
prendere un monsignore (i migliori son quelli passati a miglior vita giocando a golf in quel di Sun City, son più stagionati e poi gli si può sempre dire: "oh, poverino, che è morto e non si può più difendere") meglio se sospettato d’aver tolto di mezzo un pontefice troppo ficcanaso, con il vizietto di farsi portare a domicilio compiacenti donzelle, dal “riciclo” facile facile e dalle “relazioni pericolose”, amico diletto di Calvi, Sindona e del “venerabile” materassaio d’Arezzo.
Mi seguite? Bene.
Aggiungere all'impasto un boss, ladro, bandito ed assassino, dopo averlo fatto riposare a bagnomaria per “meriti di servizio” (sic!) nella basilica di Sant’Apollinare in quel di Roma, sotto giurisdizione vaticana.
Mi seguite sempre, si?
Aggiungere appena un profumo d'innocenza e quindi selezionare una giovine e bella figliola, magari figlia di uno con le mani in pasta nell’ambiente, e un bel giorno fatela svanire nel nulla, così, senza perché. Dite a tutti che ha incontrato i lupi grigi cattivi nel bosco vicino a Damasco. Se non vi credono optate per la versione "al monsignore piaceva la carne giovane e al povero boss è toccato l’ingrato compito di ripulire i resti del banchetto". Qualunque cosa, che tanto va bene lo stesso, a noi dell'innocenza basta solo il profumo.
Aggiungete all'impasto tranci misti di tentacolo vaticano, meglio se di provenienza polacca. Ma con la massima discrezione, che gli “impasti sporchi” si mescolano sempre in casa. Costi quel che costi, ma quanto mi costi.
Cos’altro? Ah, certo, dimenticavo.
Amalgamare il tutto con ampi pezzi di stato compiacente, di quello che abbia a cuore gli interessi della “santa bottega” più dei propri e non lesini certo aiuti quando di tratta di dare una mano agli amiconi d’oltretevere a dirottare indagini, processi, cadaveri scomodi e, all’occorrenza, a suicidare ex-amici degli amici. Autoinsabbiandosi, se necessario. Non tentate di togliere la sabbia, mi raccomando, sennò l'impasto non mi tiene più bene.
Versare il tutto in una terrina a forma di stivale.
Cuocere a fuoco lento per circa venticinque anni. Sfornare e lasciar raffreddare.
Aggiungere la canonica candelina, anzi meglio un cero, possibilmente a forma d'inattendibile superteste, pronta a scoppiare a "scoppio ritardato", ingarbugliando ancor più la matassa di melassa che avrete disposto nel frattempo attorno alla torta, occhio ai momenti in cui la matassa sembra sul punto di sbrogliarsi. Non deve accadere o tutto il vostro lavoro sarà stato vano.
Possiamo aggiungere delle decorazioni con glassa fondente a piacere, molto gradita qualche citazione a tema, magari tratta dalle massime del buon Casimir tipo “You can’t run the Church on Hail Marys” …… ma anche un “Hail to Hitler” parrebbe adeguato alla bisogna.
Servite in tavola e lasciate a qualche altro povero fessacchiotto l'onere del taglio. Non si sa mai. Potrebbe scoppiarvi in faccia.
Buon appetito.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mi è andato di traverso...ma forse non solo a me...

MadDog ha detto...

E' una torta che dovrebbe andare di traverso a tanta gente. Soprattutto a chi ha fede per davvero dovrebbe rimanere oltremodo indigesta.
Ma a quanto pare questo è un paese di "anime candide" che preferiscono per quieto vivere far finta di nulla. Come le tre scimmiette, non vedo, non sento, non parlo.
Del resto, lo sai meglio di me, pensare in proprio e non per "grazia ricevuta" è attività estremamente faticosa.
E rischiosa, talvolta.