...... confessioni di una (de)mente pericolosa.............

domenica 31 ottobre 2010

Coma etilico 2

Alè, altra vaccata scritta qualche tempo fa. 
La storia infinita della caldaia incazzosa arriverà a breve.

Sottotitolo:
Ovvero
: ecco, noi, per esempio.......

Capita talvolta di affogare nei meandri della propria memoria, complice un rumore, un colore, un odore particolare che ti riporta di colpo indietro nel tempo, a quando eri nella cucina della nonna tra profumi di sughi e nuvole di farina, alla tua prima macchina, al tuo primo amore che pareva quello eterno, ma con l’andar degli anni hai scoperto che pure l’eternità è relativa, relativamente umana, intendo….. quel profumo particolare di un’abbraccio di tanto tempo fa, ma che ti si è fissato nella memoria e a volte di fermi di botto in mezzo alla strada senza un motivo, solo perché ti pare di averlo sentito ancora intorno a te, tra le mani, nelle narici…………….
E ti ritornano in mente i volti delle persone che hai amato e che hai perduto e ti accorgi, con grandissimo sgomento, di averne dimenticato le voci……… ecco, questa è una cosa che mi sono sempre chiesta: perché tendiamo a dimenticare le voci di quelli che non ci sono più accanto? E perché quando le risenti nei vecchi filmini “super 8” recuperati ripulendo la soffitta, ti sembrano suoni estranei ai volti che vedi?
Deve essere una forma di autodifesa. Dal dolore, probabilmente.
Comunque, stavo andando trovare uno zio ricoverato in ospedale, ad un certo punto passo accanto ad un deposito di macchine da rottamare…….. ed eccola là.
Una 126 rossa, senza ruote e priva dei vetri, senza fanali (senza occhi mi verrebbe da dire), ammucchiata sopra altre carcasse, pronta per essere immolata.
Mi si è stretto il cuore, così senza motivo, ed ho ripensato alla mia prima macchina, una 126 rossa comperata di “quinta mano” per la bellezza di trecentomila lire (del vecchio conio, come direbbero alcuni) nell’anno del signore 1988, una di quelle ancora con l’accensione “a leva” e senza riscaldamento.
L’avevo chiamata Ulrike (Ulli per gli amici) e c’ho combinato di tutto di più.
Non mi ha mai tradita, mai lasciata a piedi, ha scoppiettato su stradacce montagnose con pendenze invereconde, fatto rally in mezzo al fango, s’è infrattata nei boschi (no, non andate a pensar quello, perché non è, marpionacci!), arrancato imperterrita sotto bufere di neve o con le lamiere arroventate dal sole cocente di giovani estati.

Non che fosse tutto rose e fiori, questo no, per esempio non dovevi sbattere le portiere troppo forte o cascavano le maniglie, se frenavo troppo bruscamente i sedili s’alzavano (mammina cara sperimentò un’impuntatura tale da conoscer da vicino il lunotto anteriore con la capoccia), i tergicristallo funzionavano due volte no ed una si, tanto che una volta son tornata a casa sotto il diluvio universale guidando con la testa fuori dal finestrino perché non vedevo più un tubo…….. talvolta capitava pure che ti perdevi la marmitta e allora ti fermavi, ti mettevi i guanti, aspettavi che si raffreddasse un pochino, la raccoglievi, la mettevi nel baule e via rombando e scoppiettando a più non posso.
Devo ammettere che mi son divertita come una pazza.
La sera, quando la mettevo in garage, avevo la netta sensazione che mi guardasse andar via, con quei due fanaletti che parevan occhi e la linea del baule anteriore che le conferiva una strana “ruga d’espressione” tanto che mi pareva lo sguardo d' un polipetto incazzoso con le gotine gonfie pronto a schizzarti d'inchiostro.
E mi veniva da pensare a come sarebbero stati contenti i miei nonni e mia zia, se fossero vissuti abbastanza da potermi vedere.
L’ho tenuta finchè è stato possibile, poi l’ho fatta rottamare, con grandissimo, immenso dispiacere.
Di macchine ne ho avute altre, ovviamente, ma sono state solo “macchine” appunto, di lei ricordo ancora perfettamente il numero di targa e di telaio, di quella che ho adesso li devo andare a leggere sul libretto……...
Non so perché, ma oggi è stata una giornata di pensierosi bilanci. E non sono del tutto certa che quello che ho valga davvero ciò che ho perduto.

1 commento:

rossaura ha detto...

Già, mi hai fatto pensare che, sebbene non abbia mai preso la patente, un po' per disinteresse e un po' perchè mi spaventa la distrazione che a volte mi prende, quando ho voglia di pensare ai fatti miei,ho avuto ben tre auto tutte mie. La prima era una vecchia seicento che quando la comprai per farci lezioni di guida era ferma da unainfinità di anni. Sai le seicento quelle appena appena più evolute della vecchia 500?
La usacchiai per le lezioni di guida che mi davano amici coraggiosi. Spesso amici patentati scorazzavano me e una mia amica in giro per l'Italia,poi visto che non prendevo la patente la regalai ad una mia amica che abitava a Fiesole. Ero felice di saperla in collina in mezzo al verde e alla dolcezza del paesaggio toscano. Un po' come te l'ho considerata parte della famiglia e mi sono sempre chiesta come e dove sarà finita. Le altre due auto le ho sempre date da usare ad altri in cambio di passaggi che mi erano necessari. L'ultima almeno spero la usa mio figlio quando gli serve, praticamente quasi mai, anche lui come me è un affezionato delle Ferrovie dello Stato o Trenitalia che dir si voglia. Preferisco di gran lunga portarmi un libro da leggere e poi finire addormentata pprofondamente, cosa che in macchina non riuscirei a fare mai.
Continuo ad attendere la storia della Caldaia incazzosa, godendomi i tuoi "amarcord" con grande piacere,
Un caro saluto
Ross