...... confessioni di una (de)mente pericolosa.............

domenica 25 aprile 2010

25 aprile 2010

A mio nonno M. che i fascisti li ha sempre presi a calci nel culo.


A mia nonna G. che si sciroppava quaranta chilometri all'andata e altrettanti al ritorno a piedi o in bicicletta: partiva con uova e qualche gallina e ritornava con sale, caffè, zucchero e farina. Perché in famiglia la tessera annonaria era considerata un insulto.

Adesso, invece, applaudiamo grati e scodinzolanti alla "poveracci card".


Al mio prozio G. paracadutista e partigiano, ammazzato a tradimento nel bar del paese durante uno di quei "regolamenti di conti" tra opposte fazioni all'indomani della fine della guerra.

Manco il tempo d'un caffè.


Al mio prozio C. che, ritornato dall'Africa, dormì per il resto dei suoi giorni con una pistola carica sotto al cuscino. Fino a quando i fantasmi neri nella sua mente prevalsero su quelli che gli infestavano il cuore.


Al mio prozio G. che scarpinò dalle rive del Don fino in Italia solo per essere arrestato come disertore davanti all’uscio di casa grazie alla soffiata dello zelante idiota di turno.


Alla mia prozia E. che, infagottata in due cappotti, strati vari di vestiti e quattro paia di calze si offrì di prendere il posto della propria madre sulla camionetta diretta al lager di Bolzano. Riuscirono a tornare a casa tutt'e due sane e salve. Altri non furono così fortunati.


A quelli che “meglio morire che vivere così”.


A quelli intrisi di coscienza civile. Anche se “coscienza civile” magari manco sapevano cosa volesse dire, ma fecero quello che andava fatto “perché non si può mica fare diverso”.


A quelli che avevano un sogno e la speranza di lasciare ai propri figli una nazione migliore.


Io vi ricordo e vi onoro tutti.

Anche se vi cacceranno dai libri di storia.

4 commenti:

rossaura ha detto...

Dediche bellissime e commoventi, mi sarebbe piaciuto avere una famiglia così, te la invidio.
Ma lo sai che più mi innoltro nel tuo blog e più mi piace?
Ti linko nel mio se non ti dispiace
Ciao Ross

MadDog ha detto...

Linka pure, non c'è problema.
Se me lo permetti, farò lo stesso con il tuo.

Della mia famiglia sono molto fiera.
Appartengo ad una schiatta che ha sempre tenuto la testa alta.... anche se con le pezze al culo.
Come si dice... poveracci si, ma con dignità.
Un saluto.
Mad.

rossaura ha detto...

Sarei onorata se linki il mio e se vieni a trovarmi.
Anche i miei avevano le pezze al culo, dalla parte materna erano contadini passati all'industria e dalla parte paterna famiglia di ciabattini. Mio padre è partito militare e quasi subito c'è stta la guerra, alla fine si è pure passato due anni in campo di lavoro in Germania, dieci anni donati alla patria. La cosa strana è che non si è neppure ribellato e sembrava che in quei dieci anni avesse passato il più bel tempo della sua vita. Vallo a capire. Certo che dai 20 ai 30 anni è il periodo più bello della vita e passarlo in divisa magari un moccolo o due lo tiri, non ti pare?

MadDog ha detto...

Mah, un mio prozio che durante la guerra s'è fatto il tour completo della Grecia, una volta mi disse: "si, eravamo in guerra e c'era la paura di non tornare, ma almeno ho visto un pò di mondo prima di morire ed è stato bello".
In casa mia ho sentito spesso questo detto: "son nat en te na cesta, morirai en te na bena", che vuol dire "sono nato in una cesta e morirò in un cestone" che sta ad indicare l'aver vissuto una vita grigia, abitudinaria, senza mai essere usciti dal proprio guscio, dai propri piccoli confini mentali o fisici che siano.
Penso che in fondo sia un pensiero abbastanza comune per tutti quelli che magari non sono mai andati più in là del loro paesello, partire (sia pure verso l'orrore degli orrori) alla fine diveniva quasi una sorta di iniziazione che li rendeva "uomini di mondo", che li apriva ad esperienze, anche dolorose, che mai avrebbero pensato di sperimentare.
Vai poi a sapere cosa può frullare nella testa di un uomo in determinate situazioni.
Un saluto.
Mad