...... confessioni di una (de)mente pericolosa.............

domenica 19 luglio 2009

One small step for man, a giant leap for mankind

"Viaggio nella Luna" di Georges Méliès - 1902

Eh, già, io completavo i miei primi due mesi dall’atterraggio su questo pianeta ed il magnfico trio Collins , Armstrong, Aldrin zompettava felice sulle pianure lunari.

Pensa te che roba………. ma in fondo, di che meravigliarsi? Jules Verne aveva già previsto tutto nei suoi romanzi.

20 luglio 1969: la RAI inizia una diretta di 25 ore che terrà davanti ai teleschermi più di 20 milioni di italiani per seguire la missione spaziale Apollo 11. Dopo anni di preparativi, entusiasmi, delusioni ed incidenti più o meno gravi culminati con la tragedia dell'Apollo I, la missione inizia ufficialmente il 16 luglio con il lancio del razzo Saturn V dal Kennedy Space Center di Houston in Texas.

Dopo un viaggio relativamente tranquillo, condito da qualche brivido sul finale, il Lem alluna alle 20.17 del 20 luglio, sei ore e mezza dopo, Neil Armstrong poggia per primo il piede sulla superficie lunare, pronunciando la celeberrima frase: ”Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”. La passeggiata lunare dura nel complesso circa un paio d’ore, giusto il tempo di srotolare la bandiera, poggiare la targa commemorativa di rito e prelevare un certo quantitativo di campioni.

Poi, il momento più temuto e rischioso, il riaggancio del Lem alla capsula madre, tutto fila via liscio ed il 24 luglio dopo otto giorni di viaggio i tre moschettieri dell’era lunare piombano con la loro capsula nel Pacifico prontamente ripescati dalla USS Hornet.

Il resto è storia. O almeno dovrebbe, visto che gli scettici, quelli “pronti a giurare e spergiurare di non essere mai stati lì”, pure in questo caso abbondano.

Sulla luna ci siamo stati per davvero o no? Ma non l’avete visto “Capricorn One”? E com’è che le ombre e le proporzioni degli oggetti sulle fotografie fornite dalla NASA non “quagliano”? E come han fatto gli astronauti a passare indenni le famigerate “Fasce di Van Allen” senza finire arrosto? E come mai la pellicola ha resistito senza problemi alla terrificante escursione termica tra le zone in luce e quelle in ombra? E come mai sulla luna ci sono andati con l'equivalente di un Commodore 64, mentre noi oggi con Vista manco riusciamo ad aggiornare l'antivirus senza avere rogne? E se mia nonna ha le ruote, è una carriola? E' il solito complotto dei comunisti! Oh, cavolo.... anche qui?

Beh, come ho già esternato in altre sedi, secondo me è andata così: Armstrong e compagnia cantante sulla luna ci vanno per davvero, ma, anno di grazia 1969, la tecnologia è, per l’appunto, quel che è.
Le comunicazioni fanno schifo, non si sente un tubaccio di nulla a parte delle pernacchiette in sottofondo, i guantoni non ti consentono di pigiare il tasto della malefica macchinetta, la pellicola frigge/gela/si suicida a seconda, al Rover han lasciato le luci accese durante tutto il viaggio e le batterie son morte ancor prima di partire, mentre Armstrong ha usato l’ultimo tubetto di “burro cacao anti fasce di Van Allen” per scrivere LAVAMI! sulla visiera del casco di Aldrin che s'è incazzato di brutto e lo vuole buttare fuori dal LEM. Solo che non trova la maniglia per aprire l'oblò. Se l'è fregata il comandante Koenig.
Sulla terra intanto ci si dispera, di fare l’ennesima figura di merda coi russi non se ne parla neppure, alla NASA è paranoia pura…….ma che non si fa così, qui ci perdiamo la faccia e te l’avevo detto io di non usare la Polaroid…….
Ideona: ci mettiamo una pezza con l’aiuto di Hollywood, qualche piccolo ritocchino.... et voilà..... quello che la tecnologia ci ha consentito di fare, ma non di mostrare adeguatamente, lo ricreiamo in studio, così diamo al pubblico lo spettacolo che pretende. Diciamocela tutta: chi mai si sarebbe appassionato ed emozionato di fronte a quattrodicoquattro foto sgranate e ad un paio di collegamenti audio gracchianti ?
Il resto è, come ho già detto, più o meno storia.

Sarcasmo a parte, e comunque sia andata, un brindisi: alla cara vecchia ruffiana dei cieli che, ieratica, osserva da tempo immemore le follie di questa pazza, pazza umanità.

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